*** 4. La Mia Peggior Paura ***
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By Kisshu
Quando Kisshu tornò nella sua stanza, doveva essere notte fonda.
Per fortuna era riuscito a calmarsi un po’…
Aveva ancora la schiena indolenzita per le botte ricevute, ma almeno aveva
recuperato il sangue freddo.
Sbadigliò…
Oltretutto, aveva anche un sonno pazzesco.
Ichigo non gli avrebbe mai permesso di dormire di fianco a lei, nemmeno se lui
fosse stato legato e imbavagliato. Fece una smorfia di disappunto.
In fondo era il suo letto…
In quella dimensione fittizia sembrava sempre la stessa ora. Non c’erano
variazioni di luce a segnare lo scorrere del tempo e dentro la stanza troppo
grande tutto era avvolto dalla solita penombra triste. Guardò il letto. Era
vuoto.
Perplesso iniziò a scrutare tutta la stanza. Era vuota anche quella.
I battiti cardiaci del ragazzo iniziarono ad accelerare, riscuotendolo di botto
dal torpore e dalla stanchezza.
Dove diavolo era finita Ichigo?
Uscì dalla porta e fece rapidamente il giro del piccolo rudere, percorrendo il
selciato che lo circondava, insinuandosi tra due cadenti pareti di mattoni
color ocra. Svoltando a sinistra, trovò solo uno spiazzo su cui si apriva
l’ampio porticato di un vecchio tempio con le colonne scalcinate e piene di
crepe. Iniziò a scrutare dietro ogni singolo masso caduto, mentre saliva le tre
alte scalinate che conducevano all’interno.
Dentro era buio.
Gli unici fasci di luce filtravano da una dozzina di piccole aperture rotonde
che circondavano ad anello la cupola che fungeva da tetto. Cercò di adattare la
vista all’oscurità, per distinguere le pareti della costruzione a pianta
circolare.
Niente. Sembrava completamente deserto.
Fece alcuni passi in direzione opposta alla porta, dirigendosi verso il fondo
del tempio dove erano sistemate alcune strutture imponenti.
C’era un silenzio assoluto in quel luogo, in cui rimbombava solo lo
scricchiolio della ghiaia sotto i suoi piedi…
Giunto alla sua meta, si sporse oltre un vecchio parapetto ornato da fregi
ormai irriconoscibili, ma non c’era nulla dietro.
Controllò di là di quello che sembrava un altare spaccato a metà da una crepa
profonda, scrutò persino sul fondo di una bassa vasca di pietra che un tempo
doveva contenere acqua cristallina. Fece il giro di tutta la struttura.
Nulla.
Uscì di nuovo all’esterno e percorse velocemente un lungo corridoio
sopraelevato che lo ricondusse esattamente al punto di partenza, davanti
all’ingresso della sua camera.
“Kami-sama…” mormorò.
Forse Pai o Taruto l’avevano trovata?
Osservò infine il bordo dell’intera costruzione. Galleggiava sospesa nel vuoto
e sotto di lui si stendeva solo quell’infinita nebbiolina verde brillante.
Ichigo non poteva fluttuare nell’aria.
“E se si è… buttata?”
Un brivido gelido gli passò per la schiena.
“N-no… non può essere stata così idiota o così… così disperata!”
Certo che poteva esserlo…
L’hai rapita…
L’hai baciata a forza…
L’hai quasi strozzata…
Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì veramente terrorizzato.
Fece nuovamente tutto il giro, di corsa.
Niente.
Si appoggiò ad una parete con il respiro affannato.
Vide che, contro ogni sua inutile presunzione, gli tremavano le mani.
“Diamine… Ichigo…” pronunciò sottovoce.
Tornò a controllare dentro la stanza.
“Ichigo…”
Il locale era così vuoto e disadorno che bastava un occhiata per abbracciarlo
tutto.
Non vedeva nulla.
Poi, ad un tratto, una piccola macchia scura attirò la sua attenzione. Si
avvicinò con un groppo alla gola.
Era Ichigo.
Sospirò, lasciandosi cadere in ginocchio davanti a lei.
La ragazza si era raggomitolata in un angolo della stanza, in una piccola
rientranza tra il letto e la parete. Era così rannicchiata da essere quasi
invisibile.
“Ichigo… vuoi farmi venire un colpo?” domandò Kisshu spostandole i capelli dal
viso per guardarla negli occhi. Stava dormendo pesantemente, con la testa
appoggiata scompostamente al muro di pietra e le gambe strette contro il petto.
L’alieno aspettò che il battito del suo cuore tornasse regolare, mentre
osservava quella creaturina esile abbandonata nell’angolo, tra la polvere e i
calcinacci. Aveva i capelli spettinati e scomposti e gli occhi rossi e gonfi.
Sul suo viso il colorito roseo delle gote era completamente sparito e ora si
distinguevano solo macchie di polvere impastate con le lacrime. Anche i suoi
vestiti si erano tutti sporcati, mentre su un ginocchio la calza abbassata
lasciava intravedere una escoriazione ancora fresca. Sul collo, due lividi
rossi…
Per fortuna Kisshu era in ginocchio per terra, perché in quel momento sentì le
gambe tremare.
La sua gattina, la sua bellissima gattina, non era lì da nemmeno un giorno e si
era ridotta così…
Era stato lui a ridurla così…
Ma perché, per quanto si impegnasse, riusciva solo a seminare brutture e
sofferenze intorno a sé?
Non aveva fatto altro per anni… era stato lo scopo di tutta la sua vita…
Perché non poteva avere diritto anche lui ad un attimo di tregua?
Ad un attimo di dolcezza…
Sarebbe bastato così poco…
Si avvicinò, forse per la prima volta, timidamente a lei.
Cercando di fare il più delicatamente possibile, per non svegliarla, si
incastrò in quella stretta rientranza della parete e piano, piano si avvicinò
al corpicino freddo della ragazza.
Iniziò ad avvolgerla tra le sue braccia, pochi centimetri alla volta per non
farsi sentire, per riscaldarla, quindi spostò la sua testolina rossa dalla
parete alla cui era malamente poggiata e la posò sul suo petto.
Sprofondò il viso nei suoi capelli morbidi, respirando piano il suo profumo.
Kisshu chiuse gli occhi in quel meraviglioso sogno…
Per quanto tempo aveva desiderato tutto questo…
Quell’aroma dolce che aveva la sua pelle gli dava una sensazione profonda di
appagamento. Scorse la mano lungo il braccio affusolato di Ichigo, fino a
stringere quella fredda della ragazza, quando il giovane alieno si accorse
incredulo che nel sonno, lei stava rispondendo alla sua stretta, intrecciando
le dita con le sue…
Pensò che dopo quel momento, poteva anche morire…
Si addormentò poco dopo anche lui, invaso da un senso di pace che non ricordava
di aver mai provato.
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Autrice: Wuuuaaaaaaah! Anch’io so scrivere qualcosa di dolce se mi impegno,
visto?
Kisshu: *v* sono l’alieno più felice dell’universo… *o* sono l’alieno più
felice dell’universo… *ç* sono l’alieno più felice dell’universo… (è partito)
Autrice: Ma state tranqui! Mi rifaccio con il prossimo capitolo! ÒvÓ
Kisshu: Impossibile… nulla può intaccare la mia felicità ora! Nulla! *V*
Autrice: Vuoi vedere?