Autrice: Salve gente!!!! XDDDDDDDDDDD Siccome io sono veramente, ma veramente
BASTARDA, ho dec…
Kisshu: E-ehm… Autrice…
Autrice: Che cavolo vuoi? Non mi interrompere! Sto facendo una cosa
importante!!!! >__< ! Dunque… dicevo: siccome io sono BASTARDA, ho deciso di ins…
Kisshu: Bianca o azzurrina?
Autrice: EH? Ancora? Ma di che parli?
*L’autrice si volta e vede Kisshu reggere per l’appendiabiti due lunghe tuniche,
per l’appunto una bianca ed una azzurrina*
Autrice: M-ma che ci vuoi fare con quelle??? O_o?
Kisshu: L’angioletto… sono morto…
Autrice: MA VATTI A NASCONDERE DEFICIENTE!!!!! >o< !!!
Kisshu: Sei un mostro… sigh… T_T (va mestamente a disegnare cerchietti in un
angolino della stanza)
Autrice: Oh! Finalmente! DICEVO… siccome sono bastarda, ho deciso di inserire
questo ultimo intermezzo proprio ora, per lasciarvi la suspence!!! ^____^
Contenti?
Lettori: No…
Autrice: Pazienza… ormai l’ho postato!
*Si appresta ad iniziare la proiezione del Capitolo, quando lancia occhiata a
Kisshu che sta ancora rannicchiato in angolino*
*Il gelido cuore dell’autrice si incrina un pochino-ino-ino…*
Autrice: Ehm… Ki-chan… io… uhm… ecco… Che ne dici di metterne una dorata? Si
intona con i tuoi occhi…
Kisshu (balza in piedi, illuminandosi): GIA’! *O*!!! Non ci avevo pensato!!!!
DORATA! Mi piace… (si prende il mento tra le dita, con espressione
concentratissima) Uhm… e se la mettessi bianca con i bordini dorati? O magari
solo le alucce e l’aureola? Ah… è difficile… non riesco a scegliere… (se ne va
ponderando)
Autrice: Povero ragazzo… (scuote la testa) capitelo… ha avuto un’infanzia
difficile… -_-“
*** Punti di Vista***
~ * ~
Intermezzo n°3
Purin aveva davvero una bella casa.
Era così spaziosa…
Così ariosa…
Mica come quel buco dove viveva, sul suo pianeta!
Solo l’istituto militare era peggio… ma per fortuna non aveva dovuto passarci
molti anni, per allenarsi.
D’altronde, l’abilità di controllare i chimeri vegetali e le piante in genere
era una dote piuttosto rara tra i suoi simili: o uno ci era nato oppure si
arrangiava!
E Taruto era sempre stato bravo in questo, anzi era il massimo! Per questo
l’avevano spedito sulla Terra.
Peccato che adesso uno di quei mocciosetti dei fratellini di Purin lo aveva
tirato a tradimento per uno dei nastri dei suoi pantaloncini e lo aveva fatto
precipitare sul pavimento della sala da pranzo…
E poi ora gli stavano saltando tutti addosso…
“E BASTA!!!” strillò l’alieno, rimaterializzandosi in aria, da dove era stato
indegnamente spodestato.
“Taru-Taru! Sei tornato!! Vieni giù! Vieni a giocare con noi!” lo supplicò
insistentemente una bambinetta bionda, guardandolo con gli occhioni da cucciolo.
“Sta zitta poppante…” la intimò. “Anzi… …Dimmi piuttosto dov’è tua sorella!”
Proprio in quel momento, Purin entrò nella sala da pranzo, con in mano un grosso
vassoio avvolto da un carta rosa pallido.
Alla vista a quella apparizione mistica, i cinque bambini abbandonarono l’alieno
e schizzarono verso la sorella maggiore, assalendo il pacchetto e strillando: “I
dolci! I DOLCI! I DOLCIIIIII!!!!!!”
“Chincha, Hanacha, Ruucha, Honcha, Heicha! State CALMIIIII!” sbottò Purin,
cercando di salvare il contenuto del vassoio dalla furia famelica dei
fratellini, sollevandolo per aria con le braccia.
Taruto ne approfittò per materializzarsi sopra di lei e sfilarglielo di mano,
facendo sollevare un coro di proteste (tipo curva dello stadio… per intenderci).
“Taru-Taru! Ridammi il vassoio! Ci sono i dolci avanzati oggi al Caffè… Akasaka
Onii-chan li ha messi da parte per Purin e i suoi fratelli! Non puoi mangiarteli
tutti tu!” strillò Purin.
Al suono della sua voce risentita, Taruto ridacchiò di gusto, addentando
un’enorme bombolone coperto di panna montana. Niente lo divertiva quanto far
arrabbiare quella bambina di solito così ostinata e caparbia…
“Hmmm… Ciau shimmietta… anch’io shono… hmm… contento di vederti!” biascicò con
la bocca piena e le guance coperte di zucchero a velo.
La biondina incrociò minacciosamente le braccia e si sbuffò via un ciuffo di
capelli dalla faccia, con l’aria di chi è pronto a combattere all’ultimo
sangue... Heicha, invece, si aggrappò di più alla camicetta azzurra della
sorella maggiore. “Taru-Taru… per favore!” piagnucolò la piccola.
“AH Uffa! Non guardarmi così tu!” sbottò l’alieno, in direzione di Heicha. “Non
mangio da stamattina…” si giustificò, prima di ficcarsi una crostatina alla
frutta in bocca.
“COSA?!” proruppe di colpo Purin, assumendo un’espressione serissima. “Eh no
Taru-Taru! Allora non puoi ingozzarti solo di dolci! Ti fa male mangiare in
questo modo! Se venivi prima, Purin ti faceva assaggiare il suo meraviglioso
Katsudon!”
“Il cosa?” domandò Taruto, senza capire un accidente.
“Il Katsudon! E’ un piatto buonissimo, sostanzioso e nutriente a base di riso
bollito e carne di maiale in agrodolce!” dichiarò con orgoglio la biondina.
“Però Purin e i suoi fratellini l’hanno già finito tutto purtroppo…” constatò,
mortificata.
“Cos’altro posso darti da mangiare?” si domandò.
Nel frattempo, l’alieno si decise a scendere a terra e posò il vassoio sul
tavolo, dove fu preso d’assalto dai bambini.
“Ah! Dovrei avere ancora una di quelle ciotole di Ramen già pronto nella
credenza!” esclamò Purin, illuminandosi in viso.
Senza aspettare un attimo di più, afferrò Taruto per la mano e lo trascinò in
cucina, abbandonando i fratellini in salotto, alle prese con i dolci.
“Uff… e mollami!” sbraitò l’alieno, divincolandosi dalla presa, una volta
arrivati nella stanza adiacente.
Purin gli sorrise affabilmente e si arrampicò in fretta sopra uno sgabello, per
raggiungere l’anta di legno della dispensa, da cui tirò fuori una scodella di
plastica che ficcò dentro al forno a microonde. (*)
“Scusa Taru-Taru, ma Purin non può prepararti niente di meglio a quest’ora!” gli
spiegò lei, regolando il timer. “Aspetta solo un paio di minuti e sarà pronto!”
“Fa un po’ come ti pare…” borbottò Taruto, sedendosi per terra a gambe
incrociate. In verità, i due dolcetti che si era sbaffato prima non gli avevano
affatto tolto l’appetito, ed era ben felice di mettere sotto i denti qualcosa di
sostanzioso.
Lanciò un’occhiata a Purin, che era diventata improvvisamente silenziosa,
imbambolata davanti al microonde.
Troppo silenziosa…
Il che non faceva presagire nulla di buono…
…se adesso mi salta addosso come suo solito… mi smaterializzo via… si rassicurò
Taruto, che si sentiva di colpo terribilmente a disagio.
La biondina però non fece nulla di tutto ciò. Fu riscossa di botto dal
campanello del timer, che la fece sussultare.
“Ah… è pronto!” osservò.
Strappò via la pellicola che copriva la ciotola e la porse all’alieno, assieme
ad un paio di bacchette di legno, quindi si sedette in ginocchio davanti a lui.
“Devi starmi a guardare mentre mangio?” gli domandò l’alieno, infastidito,
mentre soffiava sul liquido fumante.
Per tutta risposta, Purin gli rivolse un altro dei suoi sorrisi radiosi,
facendogli intendere che non si sarebbe mossa di un millimetro.
Tuttavia, un istante dopo, quell’espressione solare fu sostituita da uno sguardo
inaspettatamente profondo, che Taruto non si sarebbe mai aspettato di scorgere
su quei due occhi castani, di solito così vivaci.
E tutto ciò lo fece rabbrividire, sebbene il contenuto della ciotola che teneva
in mano fosse bollente… (-_-)
“Taru-Taru…” mormorò la biondina. “Purin deve chiederti una cosa importante…”.
Kami-sama… ecco che ricomincia… considerò il bambino, già preparato al peggio.
“Ecco… vedi…” cominciò Purin, inspiegabilmente e preoccupantemente in
difficoltà…
“Ichigo onee-chan è scomparsa! Non la troviamo da ieri mattina!” affermò infine.
Taruto tirò un sospiro di sollievo. Per un attimo aveva temuto che ricominciasse
con quella storia dell’essere amici, del tenersi per mano, dell’abbracciarsi…
per non parlare di quelle volte che aveva tentato di stampargli uno di quei suoi
bacetti appiccicosi sulla faccia… XD
“Cosa dovrebbe fregarmene di quella vecchiaccia?” domandò lui, prima di bere
rumorosamente un sorso di brodo salato.
“Taru-Taru! Non fare il bambino maleducato!” lo rimproverò Purin, forse per
l’appellativo che aveva rivolto ad Ichigo o forse per il modo in cui aveva
trangugiato il Ramen.
“Che rottura che sei scimmietta… non metterti anche tu a dirmi cosa devo fare!”
ringhiò lui, guardandola storto.
“E tu non interrompermi!” puntualizzò la bambina, dando termine al battibecco.
“Purin ti stava dicendo che Ichigo onee-chan è scomparsa, ma oggi lei ha
telefonato a Shirogane onii-chan e gli ha detto di essere stata rapita!”
“E chi avrebbe avuto il coraggio di rapire quella là?” domandò svogliatamente
l’alieno, mentre cercava con poco successo di pescare una rotellina di cipolla
con le bacchette, dentro la ciotola viola del brodo.
“Retasu onee-chan pensa che sia stato Kisshu…” spiegò Purin.
“CHEEE?” sbottò Taruto, lasciando definitivamente perdere la cipolla.
“Quell’idiota! Lo sapevo che ci nascondeva qualcosa! L’avevo capito già da ieri!
Ha sempre quel sorrisetto cretino in faccia quando si mette a farne una delle
sue! Neanche io e Pai fossimo così stupidi da non accorgercene!”
“Allora è vero? Ne sei sicuro” chiese la bionda.
“Mah… è possibile!” osservò l’alieno, un po’ meno convinto. Si mise a
giocherellare con le bacchette dentro al brodo, arrotolando un’alga scura.
“Comunque cosa dovrei farci io?”
“Devi aiutare Purin e le sue amiche a salvare Ichigo onee-chan! Lei vuole
tornare a casa, Purin è sicura che non vuole stare con Kisshu!”
“E fa male…” constatò Taruto, bevendo un altro sorso di brodo.
“Perché dici così, Taru-Taru?”
“Perché.. perché Kisshu è innamorato di quella vecchiaccia, anche se non capisco
come faccia! Quindi lei dovrebbe stare con lui, semplice, no?”
“Ma Ichigo onee-chan è innamorata di Aoyama onii-chan…” fece notare Purin.
“Mah… voi ragazze siete una seccatura.” tagliò corto Taruto. “Comunque andrò a
parlarne con Pai: si arrabbierà da matti quando saprà che Kisshu non gli ha dato
una mano a riparare l’astronave per stare con quella! Vedrai che lavata di testa
gli fa!”
“Grazie Taru-Taru…” mormorò la biondina, allungando la mano per toccare quella
dell’alieno.
Lui la ritrasse velocemente fuori dalla sua portata. “Non ho detto che vi
aiuterò, scimmietta! Per cui non ringraziarmi!” sbottò.
Purin rimase un attimo interdetta, ma poi recuperò la sua inesauribile
esuberanza e balzò a sedere di fianco a Taruto, appoggiandosi contro di lui.
Il bambino si limitò a fissarla gelidamente, finendo la tazza di Ramen. “Non
molli mai tu, eh?” le domandò.
“Taru-Taru…” iniziò la biondina “Quando sarà pronta la vostra astronave?”
“E’ già pronta!” esclamò l’alieno, di colpo entusiasta. “Stanotte ce ne andremo
da questo pianeta del cavolo e torneremo a casa! E’ fantastico, non trovi?”
“Ma…”
“Ma non preoccuparti! Non posso ancora partire!” esordì Taruto.
Una luce poco rassicurante gli illuminò gli occhi color miele, mentre posava sul
pavimento la scodella vuota.
Afferrò la mano di Purin. “Prima di andare via ti avevo garantito che ti avrei
fatto piangere…”
Si smaterializzarono.
***
Purin si guardò intorno confusa, poi nel buio della notte riconobbe le pareti
scarlatte della sua casa, istoriate da raffinate decorazioni floreali.
Erano semplicemente usciti all’esterno dell’abitazione, nel porticato antistante
l’ingresso, dove tirava un’arietta fredda ed umida.
Taruto le mollò rapidamente la mano e si portò ad un paio di metri dal suolo,
sotto al tetto, ghignando.
“Taru-Taru… che vuoi fare?” gli domandò perplessa, ripensando alle parole che le
aveva detto un momento prima.
Lui stese un braccio e fece apparire sul palmo della mano una piccola sferetta
luminosa, che ben presto assunse la nota forma di un chimero. “Sono sicuro che
questa sorpresina non la dimenticherai tanto facilmente, scimmietta!” la intimò.
Quindi scagliò il chimero per terra.
Purin, disorientata ed allarmata, balzò indietro, portandosi istintivamente una
mano in tasca per afferrare la sua spilla da Mew Mew.
Quando il lampo di luce provocato dall’impatto con il pavimento svanì, la
biondina vide con dispiacere il rivestimento in legno del porticato spaccarsi ed
il fusto verde di una pianta scaraventarsi verso l’alto, arrampicandosi sulla
parete… sull’altra facciata della casa… sulle colonne del portico… sul tetto…
Un macello…
Contemplò afflitta la sua abitazione ricoperta da quell’enorme arbusto verde
scuro, ricoperto di spine, che diventava sempre più grande…
Tuttavia il chimero non dava segno di muoversi, né tanto meno di attaccarla, per
cui la biondina si rinfilò la spilla in tasca.
Lanciò un’occhiata diffidente a Taruto, che fissava la scena con impazienza.
“E ora come te ne libererai, eh?” le fece lui, divertito.
La situazione non le quadrava. Purin si avvicinò ai rovi, studiando i rami
nodosi, quando scorse qualcosa luccicare tra le spine.
Prese l’oggetto tra le dita: era morbido, profumato e di un viola scuro.
“Una mora?” mormorò.
Taruto scese a terra e afferrò un frutto dalla pianta, cacciandoselo in bocca.
“Già…” le disse, soddisfatto.
Un enorme pianta di more con i frutti in quella stagione impossibile, proprio
sotto il porticato di casa e tutta per lei e i suoi fratellini.
Oltretutto, la piccola Heicha adorava le more…
Purin si avvinghiò a Taruto, abbracciandolo con entusiasmo.
“Taru-Taru!” esclamò. “Grazie! Grazie! Grazie!”
“Ma dovresti smettere di fare finta di essere cattivo!” lo rimproverò, guardando
l’alieno che per una buona volta non si scansava dal suo abbraccio.
“Ah, vedi: ci sono riuscito!” le rispose lui.
“Uh?”
“Sono riuscito a farti piangere, alla fine!” ridacchio, guardando gli occhioni
lucidi di Purin.
La bambina lo liberò dal suo caloroso abbraccio e si sfregò gli occhi con il
pugno. “Purin non sta piangendo!” ribattè.
“Pensa quello che ti pare!” le disse Taruto, facendo spallucce, mentre si
staccava di nuovo da terra.
Poi, prima di sparire, le posò un bacio sulla fronte.
***
Pai si passò la stoffa della manica sul viso, cercando di restare calmo.
Era la terza volta che lo spinotto dell’alimentazione dello stabilizzatore gli
scivolava dalle dita, ficcandosi tra gli ingranaggi, dove recuperarlo diventava
quasi impossibile. Il problema era che era stanco morto e che si stava
innervosendo, cosa che gli capitava molto di rado e che non gli faceva davvero
piacere.
Prese una paio di pinze e le fece scorrere tra i tubi in gomma dove passava il
carburante, cercando di riafferare lo spinotto di metallo, che riusciva appena
ad intravedere.
“PAI! PAI!” sentì strillare.
L’alieno tirò un profondo respiro, in modo che le urla improvvise e fastidiose
di Taruto non accentuassero il suo nervosismo.
“Cosa c’è Taruto?” gli domandò pazientemente, senza neppure voltarsi.
“Sai dov’è Kisshu?” domandò il bambino.
L’alieno prese con una mano la lampada al neon e cercò di fare luce tra i
meccanismi e le condutture dell’astronave, per individuare con più precisione la
posizione di quel fottuto spinotto…
“No, non lo so. E’ andato via un’oretta fa” gli rispose.
Era quasi tutto pronto per la partenza: aveva ripulito e rimesso a posto il
blocco di fusione insieme a Kisshu, aveva riparato i transistor che innescavano
la reazione di combustione e sostituito la valvola della pompa di raffreddamento
principale, infine aveva anche rabboccato il serbatoio del liquido di
refrigerazione e controllato il circuito di raffreddamento secondario.
Ora gli restava solo da riparare lo stabilizzatore.
“Dobbiamo assolutamente trovarlo, Pai!” sbottò Taruto.
“Io ho da fare adesso. Kisshu sa che entro domani mattina dobbiamo partire… si
farà vivo da solo, vedrai.”
Ecco…
Aveva individuato lo spinotto…
C’era quasi…
Lo sfiorò con le pinze…
E lo fece cadere più in basso…
E merda… imprecò tra sé e sé.
“PAI! Ma mi stai ascoltando?” strillò Taruto, insistentemente.
“Cazzo, Taruto! Ma cosa vuoi? Ti ho detto che ho da fare!” proruppe, esasperato,
mentre si voltava verso il compagno.
“E io invece ti ho detto che Kisshu ha rapito Ichigo!” ripeté il bambino,
scocciato.
Pai, rimase un attimo in silenzio.
Era stanco, decisamente troppo stanco.
Aveva addirittura le allucinazioni…
Guardò attentamente l’immagine di Taruto che aveva davanti.
La vedeva un po’ sfuocata, per via della fatica e delle ore passate con gli
occhi fissi su quei microscopici circuiti…
Ma no, decisamente non aveva le allucinazioni…
“Come fai a dirlo?” gli chiese.
“Prima ho sentito che parlava con qualcuno nella sua stanza e poi me l’ha
confermato Purin, quando sono andato da lei!” affermò il bambino, con
convinzione.
“Dunque, fammi capire: tu sei andato a trovare la Mew Mew… Purin, giusto? E lei
ti ha detto che Kisshu ha rapito quell’altra Mew Mew… Ichigo, giusto?” ripeté.
“Ehi Pai, ma ci sei? Cos’è che non capisci?” fece Taruto, stizzito.
A questo punto, Pai crollò… -_-
“Cos’è che non capisco? COS’E’ CHE NON CAPISCO?” urlò.
“Non capisco perché mentre io sono qua ad ammazzarmi di fatica per riuscire a
tornare nel nostro mondo, a casa nostra, tu e Kisshu state ancora a correre
dietro a quelle umane! Cos’è? Siete fuori di testa? Volete restare qua? Perché
se me lo dicevate prima prendevo la navetta di Kisshu e me ne tornavo a casa da
solo, anzi che stare a perdere tempo a riparare questo maledetto rottame!”
Chiuse con un botto il portellone del reattore e si allontanò furiosamente
dall’astronave, quando si accorse di avere ancora la pinza in mano.
“MA VAFFANCULO!” imprecò sbattendola sul lastricato di pietra.
Il bambino indietreggiò di un passo, preoccupato.
“Pai…” mormorò.
“STA ZITTO! Per favore, sta un momento zitto!” gli ringhiò.
Si posò una mano sugli occhi, coprendoseli, perché improvvisamente gli
bruciavano da morire.
Tirò per l’ennesima volta un respiro profondo, per tranquillizzarsi.
Non aveva senso arrabbiarsi a quel modo: così non avrebbe davvero risolto la
situazione…
“Ok… scusa Taruto.” Borbottò, cercando di recuperare la sua calma lucidità.
“Immagino che le Mew Mew rivogliano la loro amica a casa, vero?”
“Direi di sì, anche se per quello che mi riguarda, Kisshu potrebbe benissimo
portarla via sul nostro pianeta!” considerò piattamente Taruto.
“Che stupidaggine! Quell’umana non durerebbe un giorno… e poi noi tre avremo già
le nostre gatte da pelare, una volta arrivati a casa!”
(**)
“Uff… Avete tutti delle idee del cavolo!” ribatté il bambino. “Se Kisshu è
innamorato di lei, non vedo perché non…”
“Kisshu non capisce la differenza tra amare qualcuno e possederlo.” Lo
interruppe Pai. “Comunque sai com’è fatto: se l’ha davvero rapita, non la
lascerà andare tanto facilmente. E io non ho voglia di litigare di nuovo con lui
per convincerlo!”
Prese per un momento a riflettere sul da farsi, mentre Taruto si tamburellava le
dita su un braccio sbuffando, infastidito dal modo in cui le sue opinioni
venivano per l’ennesima volta liquidate spicciativamente.
“Facciamo così” iniziò Pai “Io vado a controllare se quella Ichigo è davvero
nella sua stanza. Tu porta qua le sue amiche e poi lasceremo che se la sbrighino
loro, perché io mi sono proprio stancato di dovermi preoccupare di tutto e
tutti!”
Il bambino annuì svogliatamente e si smaterializzò, per andare a radunare le Mew
Mew, lasciando il compagno da solo.
Da solo con la sua… fidanzata? (***)
Certo che, sebbene la luce verde di quella dimensione si riflettesse sulla
superficie scintillante dell’astronave, questa era lontana anni luce da quegli
occhi color smeraldo che suo malgrado, ogni tanto, gli balenavano in mente…
Sono un cretino… si disse.
~ * ~ *~ * ~ *~ *~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ *~ * ~ * ~
Vi piace questo ultimo intermezzo? Non era in programma quando ho iniziato a
scrivere la FF, ma poi ho pensato di approfondire un po’ anche la coppia
Purin-Taruto, che adoro. Ne è venuta fuori questa ventata di miele, decisamente
inconsueta rispetto alle cose che scrivo di solito! Fatemi sapere se vi piace!
Per quanto riguarda Paiuccio… poverino! Un po’ di camomilla non gli farebbe
male, che dite?
Ciaoooooo! Ci vediamo per il Capitolo 10, che vi informo: SARA’ L’ULTIMO!
1 Kiss! ^3^
Note:
(*) Anche se Purin è una salutista e adora cucinare, non può avere un
microonde?
(**) Bella battuta, eh? ^o^
(***) Non se ve lo ricordate, ma nel Capitolo 3 Kisshu prendeva in giro Pai
dicendogli che trattava l’astronave come se fosse la sua fidanzata…